Kentannos
(cento anni)
La ricerca ci indica che la durata media della vita dell’uomo è di circa novanta anni. Ma l'aspettativa di vita non supera gli ottanta. Quindi da qualche parte lungo il cammino abbiamo smarrito almeno dieci anni. E la scienza ci dimostra che per gran parte sarebbero anni vissuti senza l’assillo di malattie croniche, patologie cardiovascolari, tumori e diabete. Cosa possiamo fare per recuperarli? E quanto conta la genetica?
Solo un quarto della durata media della nostra esistenza è determinato dai nostri geni (come dimostrano gli studi su gemelli esposti a stimoli ambientali differenti oppure l'esperienza degli indiani Pima), gli altri tre quarti sono influenzati dallo stile di vita. La stessa incidenza dei tumori è solo per il cinque per cento sotto influenza dei geni, mentre per il restante 95 per cento è legata a fattori ambientali; e un terzo di questi è rappresentato proprio dall'alimentazione.
Il problema è che esiste molta confusione attorno a cosa davvero ci aiuti a vivere meglio e più a lungo. Cerchiamo spesso il segreto in qualche strano modello dietetico, in qualche cibo insolito oppure in qualche misterioso integratore.
Possiamo però guardare alle cosiddette “Zone blu” del mondo, comunità dove gli anziani non solo raggiungono i cento anni con relativa facilità, ma ci arrivano conservando uno straordinario vigore.
Una di queste interessa la Sardegna. Non l’intera isola, dove anzi l’aspettativa di vita è solo al sedicesimo posto su venti regioni d’Italia, ma solo una zona montuosa che si trova nella provincia di Nuoro, la Barbagia.
E un dato importante è che in tanti casi non si tratta di singoli individui ma di intere famiglie i cui membri raggiungono o superano il secolo di vita, a dimostrazione dell’indiscutibile importanza del fattore genetico.
Si tratta di una terra poco fertile, per cui gli abitanti si sono da secoli dedicati per la maggior parte alla pastorizia, lavoro che comporta un'attività fisica regolare. E non è difficile incontrare centenari che al mattino vanno ancora al lavoro in bici.
La loro dieta è in prevalenza basata sui prodotti delle piante e su prodotti tipici della zona: il carasau, un pane lievitato in maniera naturale che non alza tanto la glicemia come spesso fa il pane normale e perciò impone un minor lavoro all’insulina; il pecorino derivato dal latte di animali allevati a pascolo che consente di avere un alto contenuto di grassi omega-3 invece degli omega-6 derivati da specie alimentate con cereali; il cannonau, un tipo di vino che ha un livello tre volte maggiore di polifenoli di qualsiasi altro vino al mondo. Da rimarcare quindi la presenza di formaggi e alcol, due alimenti quasi sempre esclusi dai regimi dietetici dimagranti del resto del mondo.
Ma c’è un altro aspetto particolarmente importante. Nel ricercare i moventi per la longevità si è spesso portati a concentrarsi su fattori come alimentazione e attività fisica, trascurando elementi altrettanto importanti come quelli psicologici. Una delle cause più pericolose di malattia e invecchiamento precoce è l’isolamento.
Gli anziani sono molto esposti alla solitudine e all’emarginazione. L’isolamento porta depressione, e i solitari hanno un rischio di mortalità più elevato persino degli obesi. Il rischio è quello del decadimento psicologico prima e fisico subito dopo.
In quella zona della Sardegna gli anziani hanno la buona abitudine di ritrovarsi tra di loro in piazza o nei bar. Non solo, anche in famiglia difficilmente vengono abbandonati. Cosa frequente invece nelle grandi città, dove si conduce una vita all’insegna della tensione e dell’affaticamento nervoso e dove non a caso è difficile trovare centenari. Lo stress è uno dei più importanti fattori infiammatori, e l’infiammazione è una delle principali responsabili delle patologie croniche, nonché di invecchiamento.
Perciò tenere lontano lo stress è sicuramente una delle chiavi per la longevità. Questo significa imparare a prendersi delle pause nel corso delle giornate e ritagliarsi almeno un’ora al giorno per concedersi alle attività più piacevoli (come fanno gli anziani sardi nei bar), pratica in via d'estinzione nei grandi centri abitati, in cui si conduce una vita sempre più frenetica.
La stessa religione sembra poter aiutare. Non tanto ciò in cui si crede, ma l'appartenere ad una comunità con un forte credo religioso: il solo
fatto di credere in qualcosa ha dimostrato di avere un'incidenza positiva sulla longevità.
E allo stesso modo, l'appartenere al gruppo "giusto", il circondarsi di persone positive (o perché si è nati nel posto giusto o perché ci si è scelti) allunga la vita.
Le diete come comunemente intese non funzionano. L’attività come comunemente intesa non funziona. Di solito i programmi di attività fisica iniziano a gennaio e durano fino a maggio. Troppo poco, troppo discontinuo. Tutti i centenari conducono una vita relativamente attiva, ma nessuno di loro pratica attività fisica per come noi siamo abituati a interpretare questo termine.
Allo stesso modo, difficilmente tra i centenari si annoverano atleti agonisti, anche per via dell'eccessiva produzione di radicali liberi derivante dalla pratica sportiva intensa, specie se non accompagnata da un'adeguata protezione antiossidante (vedi accidenti cardiovascolari di diversi maratoneti). L'attività fisica per l'agonismo è una cosa, quella per la ricerca della longevità è un'altra e richiede un'intensità tutt'altro che esasperata.
Inoltre, quasi mai coloro che superano il secolo di vita sono o sono stati grossi mangiatori o persone di grossa stazza; anzi, essere di statura piccola e mangiare poco sembrano essere altre due chiavi per la longevità (vedi Rita Levi Montalcini). Motivo per il quale pratiche come il digiuno vanno bene per la ricerca della longevità ma non per l’atleta che ricerchi lo sviluppo della massa muscolare, contrariamente a ciò che dicono quelli che vogliono far credere che il digiuno intermittente vada bene per il culturista.
Riassumendo, ciò che accomuna tutti i centenari del pianeta sono questi quattro punti:
- mangiare poco, mantenersi attivi e non essere in sovrappeso
- prendersi delle pause
- credere in qualcosa
- circondarsi delle persone giuste e mantenere relazioni durature (amici/coniuge)
A kent'annos!
NdM Estratto dal convegno "Kentannos", organizzato dalla Proloco di Villa S. Pietro (CA) e tenuto dal dottor Musolino a Cagliari il 18 maggio 2014.
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