Grassofobia & Body shaming
Fino a ieri tutti d’accordo: l’obesità va combattuta. Adesso, inversione di rotta l’obesità va accettata, basta puntare a una vita soddisfacente. Si propone cioè non di far dimagrire le persone grasse, ma di lasciarle grasse e renderle sane.
L’intento è quello di combattere lo stigma e la discriminazione. Dietro però c’è un discorso un po’ contorto: la società si preoccuperebbe per la salute delle persone obese ma in realtà lo farebbe solo per giustificare la propria grassofobia, cioè la discriminazione sociale delle persone grasse.
Sarebbe successo questo:
- gli obesi nel passato sono stati prima visti come individui pieni di caratteristiche negative (pigri, senza controllo, poco intelligenti, brutti e senza forza di volontà) e in quanto tali emarginati (fat shaming);
- dopodiché sarebbe subentrata la commiserazione e la preoccupazione per i loro problemi di salute, che però avrebbe solo celato l’originaria cattiva considerazione per queste persone.
Così si è cominciato a parlare di “body positivity” e di “fat acceptance”: “Siete grassi per via della genetica, non è colpa vostra: accettatevi, noi vi accettiamo”.
Non va bene né l’atteggiamento discriminante né quello compassionevole. E non si può neanche pensare di tracciare una linea divisoria netta. Esistono mille sfaccettature.
Che l’obesità non sia di per sé una malattia e che non vada discriminata, derisa, bullizzata è fuori da ogni dubbio.
Ma è altrettanto fuori da ogni dubbio che l’obesità faccia vivere male alcune persone nei loro corpi e che possa esporre a malattie. L’obesità è un fattore di rischio acclarato per tantissime patologie. Attenzione, non è tanto il grasso in sé a costituire un fattore di rischio, ma lo diventa se associato a una serie di altre componenti (alimentazione, stile di vita, genetica). Ci sono obesità che non danno problemi, ma ce ne sono tante altre che ne possono dare. E capite bene che con questa spada di Damocle sulla testa, liberalizzare l’obesità ad ogni livello è da pazzi criminali. Sicuramente l’approccio non deve essere incentrato sul peso. È una cosa che ripeto in continuazione, su queste pagine come in studio ad ogni visita: esci dal concetto di stare a dieta, impara a mangiare bene per il piacere di mangiare bene; allenati (muoviti) per il piacere di fare movimento. Poi il peso viene da sé. Ma da qui a sdoganare l’obesità tout court ce ne passa.
Conclusioni:
- Stai bene e in salute nel tuo corpo? Il problema non esiste.
- Stai bene nel tuo corpo ma stai male a livello di salute? L’obesità va combattuta senza se e senza ma. Il paradigma "grassi & sani" in questo caso non regge e allo stato attuale non abbiamo molti altri parametri su cui agire se non dieta e attività fisica.
- Stai male nel tuo corpo? Prova innanzitutto un approccio psicologico, se questo regge, il "grassi & sani" può esistere; in caso contrario, di nuovo, l'obesità va contrastata.
Non è neanche questione di educazione. Se c’è bisogno di educare vuol dire che il problema del pregiudizio è ancora radicato nella nostra cultura. La grassofobia, come tutte le altre forme di discriminazione, verrà sconfitta solo quando il concetto innegabile di diversità sarà finalmente slegato da quello di superiorità e inferiorità.
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