Il peso di Karen

 

 

Tutti conoscono Amy Winehouse, quasi nessuno ha mai sentito nominare Karen Carpenter. Eppure hanno storie simili, entrambe musiciste, entrambe con la stessa forma di disagio. Insieme al fratello Richard, Karen fondò un gruppo musicale che portava il loro stesso cognome. Negli anni Settanta, i Carpenters erano uno dei gruppi di maggior successo al mondo.

 

Purtroppo la vita da popstar si rivelò troppo stressante per lei. E presto tutta quella pressione presentò il conto. Tour con 250 date l’anno ne minarono l’equilibrio, tanto che per recuperare dalla stanchezza fisica e nervosa fu costretta ad un riposo forzato a letto per due mesi. “È stato disgustoso”, ammise “improvvisamente non era più divertente”.

Proprio in quel periodo Karen iniziò a manifestare un bisogno compulsivo di controllare il proprio peso, e intorno al 1976 intraprese la sua personale lotta con la bilancia. Adottò la dieta Stilmann, uno dei primi regimi low-carb: appena il 3% di glucidi, abbinato a cibo rigorosamente magro, evitando ogni fonte di grasso.

 

L’impatto iniziale fu quello classico di molti anoressici, ossia un’esaltazione di tipo delirante. A un certo punto scoprì che, mentre non era in grado di esercitare alcun comando sulla propria vita, poteva controllare ogni boccone che andava in bocca. Questo è tipico di molti soggetti anoressici, che quando iniziano a negare a se stessi il cibo sperimentano la sensazione di avere il controllo su un’esistenza che fino a quel momento era stata più o meno controllata da altri. La sensazione riportata è paragonabile a quella di sentirsi Dio. Karen era proprio in quella condizione, oppressa tra il fratello e la madre iperansiosa.

 

E Karen diventò Dio. 

Il suo corpo cominciò a cambiare. I suoi ormoni andarono in tilt, peli spuntavano da ogni poro, i seni appassirono. Prese anche a utilizzare lassativi. Li nascondeva nelle federe, nelle scarpe. Nel giro di poco tempo scivolò da 50 a 40 chili

 

La sua famiglia si accorse che qualcosa non andava e la supplicò di mangiare. Lei addentava una foglia di insalata e poi correva in bagno a vomitare. Da lì la situazione le sfuggì sempre più di mano finché per giorni e giorni arrivò a consumare solo tè freddo. Il marito prese contatti con un medico, ma lei non volle ammettere di avere un problema col cibo. Di lì a poco i due divorziarono.

 

Voleva una soluzione rapida. Ma purtroppo l’anoressia non è una condizione che può essere trattata rapidamente. Spesso occorrono anni. Alla fine accettò un ciclo terapeutico in un ospedale di New York, dove si sottopose a trattamenti di due ore al giorno per quasi un anno. Il peso aumentò dai 38 chili scarsi a quasi 50, molto vicino alla normalità per la sua struttura e la sua altezza. Purtroppo però quando il peso perso da un anoressico è riguadagnato velocemente, lo stress più grande è imposto al cuore. Che infatti non resse.

Il 4 febbraio del 1983, Agnes, la madre di Karen, si svegliò alle 8:45 per prepararsi ad andare dal parrucchiere. Udì un rumore nella stanza di Karen, "come un brontolio". Agnes chiamò Karen, ma non ricevette alcuna risposta. Si diresse verso la stanza della figlia e la trovò distesa all’interno della cabina armadio, accasciata sul pavimento, nuda con la camicia da notte appoggiata addosso (aveva evidentemente appena iniziato a vestirsi).

 

Agnes chiamò subito i soccorsi, che in un primo momento individuarono un debole impulso nel collo. Ma poco dopo Karen andò in arresto cardiaco e nonostante i continui sforzi per rianimarla venne dichiarata morta alle 9.51 di quella stessa mattina. Aveva 32 anni.

L’autopsia rivelò che aveva subito un arresto cardiaco a causa di complicazioni da anoressia nervosa e cardiotossicità da emetina, uno dei principi attivi di uno sciroppo chiamato Ipecac, un prodotto per indurre il vomito impiegato da molti soggetti bulimici.

 

Karen lo utilizzava già nei primi anni Ottanta, e fu un fattore primario nella sua morte perché contribuì a sfibrare un cuore già indebolito dall’anoressia.

 

Il giorno prima del funerale, l’ex marito gettò il suo anello di nozze nella bara e scomparve per sempre. Il giorno dopo arrivò la sentenza di divorzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

1. Levin E, People magazine, February 21, 1983.

 

2. Russell J. Schiff et al, PEDIATRICS, 78, 3, 412-416, 1986.

 

3. Stillman I, The Doctor's Quick Weight Loss Diet, Prentice Hall, 14, 1976.

 

4. Palmer EP, Guay AT, Reversible myopathy secondary to abuse of ipecac in patients with major eating disorders, N Engl J Med, 313, 1457–1459, 1985.

 

5. Manno BR, Manno JE, Toxicology of ipecac: a review, Clin Toxicol, 10, 221–242, 1997.

 

6. Schneider DJ, Perez A, Knilans TE, Clinical and pathological aspects of cardiomyopathy from ipecac administration in Munchausen’s syndrome by proxy, Pediatrics, 97, 902–906, 1996.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Commenti: 1
  • #1

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