Emotional eating
Quello del mangiare dovrebbe essere tra gli atti più naturali dell’essere umano:
- hai fame, mangi
- sei sazio, smetti
- non hai fame, non cerchi cibo
Questo perché dovrebbe essere un meccanismo regolato da segnali naturali di fame e sazietà. Come succede negli animali.
L’uomo è un animale, però al contrario degli altri è governato da emozioni che può riversare sul cibo. Allora può succedere che si inizi a mangiare non per fame ma in risposta alle emozioni. Noia, solitudine, senso di inadeguatezza, pensare di non avere forza di volontà, rabbia verso gli altri ma anche verso se stessi.
In quel caso si parla di Emotional eating.
È una soluzione adottata per tollerare la sofferenza psichica. È l’unico modo che in quel momento si vede per sedare le proprie emozioni, per allontanare i problemi. Ma è una soluzione solo momentanea, perché dopo segue il solito circolo vizioso, con senso di depressione, colpa e ulteriore svalutazione del Sé.
A ciò spesso si cerca di risolvere mettendosi a dieta, la solita dieta di espiazione per i peccati di gola commessi: insalata, biada, carote, carrube. E non si fa altro che alimentare il circolo:
- provo a mettermi a dieta
- non riesco a seguire
- mi arrabbio perché credo di non avere forza di volontà (“Gli altri ce la fanno, io non valgo niente”)
- scarico la rabbia sul cibo
- trovo sollievo momentaneo
- mi deprimo
- ritento la dieta punitiva
- repeat
Dunque, anche se il problema è il cibo, la condizione è psichica, non nutrizionale. Di conseguenza in questi casi sarebbe fallimentare impostare una terapia incentrata solo sul sintomo (l’alimentazione), perché si rischia di spostare la ricerca di compenso psichico verso altri comportamenti patologici.
Succederebbe questo:
- la persona si abbuffa e ingrassa
- metto il soggetto a dieta e dimagrisce
- ma siccome il disturbo alimentare era elaborato come compenso al disturbo emotivo, ecco che il disagio psichico può peggiorare perché ha perso il suo compenso (le abbuffate)
Perciò, il percorso nutrizionale di sicuro è utile per tenere sotto controllo il peso ma la terapia deve essere primariamente psicologica.
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