Non sempre chi è molto magro ha disturbi dell’immagine corporea. Possono esserci dei problemi di fondo che portano a dimagrire pur non volendolo. È il caso di chi soffre di emetofobia.
Queste persone vivono con terrore l'idea di vomitare (ma anche di vedere altri farlo), perciò motivo iniziano a mangiare pochissimo e a perdere peso, pur non volendolo (1).
È un disturbo d’ansia (2) e l’intento di dimagrire non è presente come nell’anoressia, anzi di solito queste persone vorrebbero avere un peso normale e il venire etichettati come “anoressici” le fa soffrire ancora di più. Ciò non toglie che qualche caso possa mascherare un desiderio di dimagrire (3).
Il problema non riguarda solo la sfera alimentare. Si sviluppa una fobia e di conseguenza si tende a evitare le situazioni che potrebbero portare nausea o peggio vomito: alcuni arrivano a evitare i viaggi per il timore di poter rimettere o di vedere altri farlo; altri sviluppano un’ossessione per l’igiene dei luoghi in cui vivono o di quei pochi alimenti che riescono a ingerire per il terrore di germi ed agenti patogeni vari. Ci sono donne che, seppur desiderose di avere un figlio, rifiutano di rimanere incinte perché temono la nausea, che in gravidanza è un evento comune.
Il problema aggiuntivo è che si tratta di condizioni di cui ci si vergogna, perciò la richiesta di aiuto tende a tardare, con un peggioramento della qualità di vita.
Come per altri disturbi alimentari, le radici possono risiedere in traumi infantili irrisolti. In questo caso la paura del vomito può essere stata appresa in modo associativo con eventi traumatici.
La cosa in comune con i veri disturbi alimentare è che serve un approccio multidisciplinare (psicologo/psichiatra e nutrizionista). Si lavora sulla reintroduzione degli alimenti nella dieta, lavorando attraverso un controllo della paura, affrontando distorsioni cognitive e idee sbagliate, sempre con alle spalle un supporto psicoeducativo.
Potrebbe essere utile un trattamento farmacologico con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, ma la condizione si complica ulteriormente perché molti rifiutano anche di assumere qualunque farmaco per la paura del vomito come effetto collaterale.
Se ben condotto e se c’è la collaborazione del paziente, l’intervento multidisciplinare consente di risolvere i sintomi e di tornare alla propria vita nel giro di pochi mesi (4).
BIBLIOGRAFIA
- Dosanjh S et al, I think I'm Going to be Sick: An Eight-Year-Old Boy with Emetophobia and Secondary Food Restriction, J Can Acad Child Adolesc Psychiatry, 26(2):104-109, 2017.
- Mark Sykes et al, Comorbidity in Emetophobia (Specific Phobia of Vomiting), Clin Psychol Psychother, 23(4):363-7, 2016.
- Maertens C et al, Fear of Vomiting and Low Body Weight in Two Pediatric Patients: Diagnostic Challenges, J Can Acad Child Adolesc, 26(1):59-61, 2017.
- Kannappan A and Middleman AB, Emetophobia: A case of nausea leading to dehydration in an adolescent female, SAGE Open Med Case Rep, 8, 2020.
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