Lo zerbouche



Appuntamento in studio. Marito, moglie e figlio di 6-7 anni. La visita è per il padre, che a un certo punto mi dice che il bambino li fa preoccupare perché non mangia molto. Guardo il piccolo che in effetti è magrolino e gli domando: "Così non mangi, eh?". E lui con lo sguardo basso scuote la testa.

 

Insisto: "Non vuoi crescere?". E lui persiste a guardare a terra e a fare di no con la testa. Allora mi gioco l'ultima carta: "Non li vuoi i muscoli?". Lui continua a scuotere il capo per qualche secondo, il tempo che il segnale giunga ai neuroni e venga elaborato; dopodiché alza lo sguardo, allarga un sorriso dove si contano più gli spazi vuoti che i denti e finalmente inverte il senso del movimento della testa: "SÌÌÌ, I MUSCOLI SÌÌÌ!!". 

Questo dovrebbe fare riflettere quei maschietti che nel 2015 hanno gli stessi timori del sesso opposto, ossia di mettere su qualche muscoletto.


I bambini sono l'espressione della sincerità più pura e degli istinti più incondizionati. Poi cresci e i modelli vengono alterati dai desideri di qualche svitata che trova sensuale Kekko dei Modà, e senza neanche accorgertene finisci per essere quello che altri hanno scelto che tu fossi. Qualcosa a metà tra un peluche e uno zerbino. Uno zerbuche.






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