Margaret on the Guillotine

 


 

La Thatcher è morta. E come al solito, gente attaccata a visioni romantiche si è lasciata andare a commenti nostalgici e buonisti. In realtà la Thatcher fu per gli inglesi peggio di quello che Berlusconi è stato per noi. Una piaga.

 

Fece chiudere centinaia di industrie lasciando morire di fame migliaia di famiglie. Diede l’ordine di far saltare in aria l’incrociatore argentino Belgrano anche se era fuori dalle Falkland e anche se stava allontanandosi dalle isole ed era ormai fuori dalla “zona di conflitto”. Quando i giovani argentini a bordo morirono fra atroci sofferenze, la Thatcher si fece immortalare in segno di vittoria.

 

Ma c’è anche un’altra storia poco conosciuta che vale la pena di essere raccontata. Una storia che parte domenica 30 gennaio 1972, quando a Derry, in Irlanda del Nord, l’esercito inglese uccide tredici persone al termine di una manifestazione per i diritti civili. È quella che diventerà la “Sunday bloody Sunday”, la Domenica di sangue. 

A questo evento alcuni irlandesi rispondono entrando a far parte dell’Ira, un’organizzazione militare indipendente contro l’imperialismo britannico. Tra questi irlandesi c’era un giovane diciottenne di nome Bobby Sands, che insieme ad altri comincia a entrare e uscire dal carcere per via delle azioni dell’Ira, finché non finisce in quello di Maze.

 

Maze era un inferno. All'interno della struttura i detenuti erano sottoposti a un regime durissimo: fame, freddo, torture, umiliazioni e norme igieniche pressoché inesistenti. Nonostante ciò, Bobby non si lascia abbattere e cerca di sollevare il morale suo e dei suoi compagni di prigionia suonando la chitarra e componendo canzoni. Le scriveva sulla carta igienica o su pezzetti di carta di sigaretta, e si firmava con lo pseudonimo di Marcella, il nome della sorella. 

Le condizioni tuttavia diventano insopportabili e i detenuti iniziano una serie di proteste, con l’intento di chiedere alle istituzioni gli stessi diritti riconosciuti ai i prigionieri comuni. Prima mettono in atto la blanket protest (la “protesta delle coperte”), rifiutandosi di indossare l'uniforme carceraria sostituendola con una coperta, poi danno vita alla “no-wash protest” (la “protesta dello sporco”), consistente nel non uscire dalle celle quando viene dato l’ordine di lavarsi.

 

Ma le proteste valgono a poco, anzi i maltrattamenti all'interno del carcere si intensificano. Viene perciò decisa una forma di protesta estrema, lo sciopero della fame. Il cibo usato come arma.

 

Il governo inglese inizialmente finge di interessarsi, e il primo sciopero della fame viene sospeso dopo quasi due mesi di astinenza da cibo. Ma il primo ministro Thatcher aveva un forte rifiuto ad ascoltare il prossimo. E infatti non ascoltò, negando qualsiasi disponibilità a trattare con i detenuti. 

Viene così deciso un nuovo sciopero della fame. Questa volta però i prigionieri non lo iniziano tutti insieme ma a intervalli, in modo da allungare il più possibile la protesta.

 

Sands inizia a rifiutare il cibo il 1° marzo del 1981. Muore dopo 66 giorni di digiuno, a soli 27 anni. Fu il primo di dieci giovani repubblicani irlandesi che rifiutarono il cibo fino alla morte.

 

Smettere lo sciopero della fame per salvarsi la vita avrebbe significato rinnegare il sacrificio del compagno morto prima. Come scrisse un cronista dell’epoca: “La validità di ciascuna morte dipendeva dall’essere seguita da un’altra” (1). 

Gli scioperi ebbero fine solo quando scesero in campo le famiglie dei detenuti, stanche di assistere alla morte dei loro cari. Così, la madre di Paddy Quinn, che digiunava da 47 giorni, autorizzò l’intervento dei medici quando suo figlio entrò in coma (2). La signora Quinn dichiarò in seguito: “Se Paddy fosse rimasto cosciente, non avremmo potuto prendere la decisione di sottoporlo a cure mediche . Lui era determinato ad andare fino in fondo” (3). 

Lo sciopero era finito. Dieci uomini morirono in quei sette mesi, senza che le rivendicazioni dei prigionieri fossero state soddisfatte. Nel giro di un anno, il governo inglese aderì di sua volontà alla maggior parte di quelle richieste (4).

 

Oggi il carcere di Maze è stato smantellato dalle autorità britanniche per farne uno stadio internazionale con 38.500 posti. L'ultima umiliazione.

 

When will you die?
When will you die?
When will you die?
When will you die?
When will you die?

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

1. O’Malley P, Biting at the grave: the irish hunger strikes and the politics of despair, Beacon Press, Boston, 1991.

 

2. Russell SA, Hunger: An Unnatural History, Basic Books, 2006.

 

3. Beresford D, Ten men dead, Atlantic Monthly Press, New york, 266-270, 1987.

 

4. Elia M, Hunger disease, Clinical Nutrition, 19, 6, 2000.

 

 

 

 

 

 

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