La dittatura del popcorn gigante
San Valentino. Probabilmente stasera porterete la vostra donna al cinema. Più probabilmente vi ci porterà lei. Per le orecchie. Magari ci andranno anche le mie, di orecchie. E come ogni volta che vado a vedere un film negli ultimi tempi mi accadrà una cosa strana. Mentre mi incamminerò verso la sala, mi capiterà di immaginare la seguente situazione.
Pago il biglietto e mi accingo ad entrare con sottobraccio un sacchetto con del cibo portato da casa.
La maschera mi ferma all’ingresso, dicendomi gentilmente che “Signore non si può introdurre cibo dall’esterno che non sia stato acquistato nei nostri spazi. Quello che ha con lei o lo butta o lo consuma”.
Io guardo la maschera, poi guardo il sacchetto, poi riguardo la maschera e gli dico: “Signore, io sono un essere umano che ha il diritto di mangiare quel grancazzo che vuole, dove vuole, quando vuole. Ora non mi va di mangiarlo, e se vuole che lo butti me lo deve ripagare”.
E lui “Signore non si può, sono costretto a chiamare Questoequello”.
Io gli dico “Ok, chiamalo pure”.
Passa qualche minuto e Questoequello non si vede.
Io gli faccio “Signore devo entrare, ho pagato, il film inizia”.
Lui mi fa “Signore se continua a insistere sono costretto a chiamare i carabinieri”.
Io gli dico “Ok, chiamali pure”.
Passa mezz’ora e i carabinieri arrivano.
“Qual è il pobblema?”, mi chiedono.
Io spiego il pobblema, e loro ascoltano. Faccio presente che io amo guardare il film mangiando un panino con rucola, bresaola e pomodoro tagliato finofino. E loro lì al bar del cinema non ce l’hanno, un panino con rucola, bresaola e pomodoro tagliato finofino.
Poi ascoltano la versione di quelli del cinema. E alla fine sentenziano: “Signore, pultroppo se questo è il regolamento lei deve rispettallo. Se vuole far valere i suoi diritti sporghi querela”.
Alla parola "querela" in un nanosecondo mi si materializzano nell’ordine: avvocato - parcella avvocato - mesi e mesi di attesa - causa - perdita causa - risarcimento spese legali e danni morali al cinema - insolvenza - latitanza - fuga in Portogallo su una 500 - carabinieri che mi piombano in casa nella notte - arresto - trasporto in carcere a sirene spiegate - io che in manette frigno che “voglio essere giudicato con i diritti umani” - processo per direttissima - ergastolo - abusi sessuali da parte degli altri detenuti.
Così lascio perdere, butto il panino, ed entro con una porzione extralarge di popcorn.
Tutte queste manfrine per dirvi che trovo assurdo dover soccombere alla dittatura dei multisala: o questo o niente. Certo, lo so, si può sempre pensare di portare nel cinema del cibo di nascosto, ma è la pulsione etica contro la vessazione che mi muove. Ché a fare i fubbetti siamo sempre bravi.
Qualcuno dice che acquistando il biglietto si stipuli una sorta di contratto con il cinema, che ti assoggetterebbe a introdurre con te solo il cibo
venduto negli spazi antistanti. Ma alle casse, che sarebbero il luogo di stipula di questo fantomatico contratto, se non erro non c’è esposto alcun regolamento. E se anche ci fosse dovrebbe
essere bene in vista. Ne ricordo qualcuno che recita qualcosa come “Vietato portare cibo dall'esterno”, ma non alle casse.
Ma non è neanche questo il punto in cui volevo arrivare con questo articolo. Lasciando perdere il costo spropositato, il punto è che il loro cibo è antisalutare. A partire dai popcorn che, intesi per quello che dovrebbero essere (ossia mais soffiato), sarebbero uno snack assai leggero; ma per essere resi più appetibili vengono fritti in grassi che da tempo si sa essere altamente insalubri (olio di colza o, peggio, olio di cocco) e addizionati con quantità smodate di sodio. Allora, se anche è lecito dover sottostare a questo dispotismo, è lecito vincolare le persone al consumo di tale tipo di prodotti?
Nell’attesa di trovare una risposta, per cortesia, quando decidete di mangiare al cinema fatelo SENZA SCROCCHIARE! Ricordatevi che tra gli altri spettatori potrebbe esserci gente già esasperata per aver avuto pobblemi con maschere, panini e tentativi di deflorazione.
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