I paesi in via di sviluppo continuano ad avere tassi di mortalità infantile altissimi. Tanti non riescono a raggiungere i 5 anni di vita, tanti altri muoiono entro il primo anno. Dagli anni Novanta a oggi i dati numerici sono calati del 50 per cento, è tanto ma non si è raggiunto l’obiettivo del 75 per cento prefissato per questa data.
Alla povertà e alla già scarsa presenza di alimenti si aggiungono la siccità e l’impossibilità a coltivare o allevare animali. In questo modo abitudini nutrizionali già di loro inadeguate finiscono per avere il colpo di grazia. L’alimentazione di molti bambini consiste in un piatto di sorgo secco o mais o miglio mescolati con acqua (spesso una sola volta al giorno), tutti cibi dallo scarso valore nutrizionale se consumati da soli.
A ciò va aggiunta l’ignoranza che impera in quelle aree. In alcune zone vigono tabù alimentari (ad esempio è proibito mangiare carne e uova). In altre gli alimenti non mancherebbero ma le madri non sanno come combinarli per ottenere una dieta più bilanciata. Il braccialetto che vedete attorno al braccio del bambino nella locandina è un metro che oltre ai numeri ha i colori perché in quei paesi regna l’analfabetismo e le madri non sanno leggere le misure ma riescono a interpretare i colori, e allora: verde, nessun pericolo; giallo, bambino malnutrito; rosso, bambino a rischio di vita.
In altre zone ancora, molti genitori non accettano la parola “malnutrizione” perché per loro è una forma di malattia o un demonio. E allora spesso abbandonano il bambino. Per questo l’Unicef ha avviato, tra i tanti interventi, anche dei percorsi di educazione nutrizionale per le madri.
Come se ciò non bastasse, negli ultimi tempi la situazione si è andata aggravando nei paesi limitrofi, con l’intensificazione del conflitto nella Repubblica Centrafricana e lo scontro in Nigeria tra il governo e organizzazioni terroristiche ora alleate dell’ISIS. Questo ha portato la gente di quei paesi a scappare in parte verso Camerun e Ciad, due dei paesi a più alto tasso di povertà e malnutrizione, e in parte verso la soprastante Libia (e da lì il passo verso l’Italia è un attimo).
E così il pianeta assiste a questo duplice scenario: da un lato la malnutrizione per eccesso del mondo cosiddetto civilizzato e dall’altro la
malnutrizione per difetto dei paesi in via di sviluppo. Quali sono le cause di questo secondo tipo di malnutrizione? Quali le conseguenze? Quali gli interventi nutrizionali?
Quali gli altri presidi terapeutici?
Scrivi commento