Dal punto di vista della produzione esistono due tipi di gelato: quello artigianale e quello industriale. In linea generale, la principale differenza tra i due è l’utilizzo nel primo di sole sostanze naturali, con l’esclusione di ingredienti o additivi utilizzati invece molto spesso nei prodotti industriali: coloranti, conservanti, aromi, additivi, stabilizzanti, latte in polvere, succhi di frutta al posto della frutta fresca ecc.

 

Anche se nessuna di queste sostanze è da considerarsi di per sé pericolosa, di norma il termine “industriale” ingenera diffidenza nel consumatore. E non senza motivo. In molti casi, infatti, alla lista di cui sopra, l’industria aggiunge ingredienti non certo salubri (margarina, grassi/oli vegetali idrogenati o parzialmente idrogenati, sciroppo di glucosio ecc.), finendo per ricavare prodotti forse più gustosi e più duraturi nel tempo, ma più scarsi dal punto di vista nutrizionale quando non anche nocivi per la salute.

 

Lo sciroppo di glucosio, ad esempio, sappiamo essere uno zucchero anche peggiore del più conosciuto saccarosio (gli studi dimostrano una stretta correlazione con l’insulino-resistenza). Stessa cosa per i grassi “vegetali” di non meglio precisata origine, “idrogenati” o “parzialmente idrogenati”, anche peggiori del più temuto burro.

 

In definitiva, in linea con le suggestioni culturali del tempo, si tende a prestare molta attenzione alle calorie e si ignora il concetto molto più importante di “ingrediente”. Non è questo il caso del gelato 100% naturale “Callipo”, che nel pieno rispetto della sua definizione, è preparato senza l’utilizzo di alcuno degli additivi o ingredienti di sintesi sopra menzionati. In questo modo si è riusciti ad ottenere un prodotto altamente palatabile e al tempo stesso valido dal punto di vista dietetico. Potremmo parlare di un gelato industriale preparato con modalità artigianali.

 

Per ottimizzare il profilo nutrizionale, una buona soluzione sarebbe consumarlo al termine di un pasto comprendente una fonte proteica nobile e magra (es. carne o pesce) e delle fibre (verdure) che aumentino il volume e l’indice di sazietà del pasto stesso, lasciando al gelato il compito di provvedere a coprire la quota di zuccheri e grassi mancante. A proposito di questi ultimi c’è da osservare come, analizzando le tabelle nutrizionali di riferimento della linea “Callipo”, nel gusto nocciola i grassi totali aumentino leggermente, ma diminuisca la quota di saturi e aumenti quella di polinsaturi derivanti dalla frutta secca, notoriamente protettivi.

 

 

La riabilitazione dietetica di un alimento come il gelato passa attraverso la trasparenza del produttore e la consapevolezza del consumatore.

 

 

 

 

 

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