Proteine

 

 

Fino a qualche anno fa, le proteine del siero presentavano due problemi: il lattosio e il trattamento con acidi. Il primo inconveniente è stato oggi superato grazie all’impiego di filtri con pori microscopici che riescono ad eliminare completamente il lattosio (e i grassi). In questo modo si riesce a ottenere un siero purissimo.


La seconda questione era data dal fatto che il trattamento con acidi finiva per alterare la proteina, rendendola oltremodo ricca di sodio. Da qui l’ulteriore problema di una possibile ritenzione idrica. Bastava leggere l’etichetta: un contenuto di sodio oltre un certo livello era indice di un trattamento del genere. Altro indicatore era un prezzo troppo basso del prodotto: il siero trattato con acidi è meno costoso da produrre. 


Oggi si è entrati nell’era di una nuova generazione di proteine, ottenute mediante trattamenti più blandi che utilizzano temperature bassissime e perciò alterano meno la proteina, risolvendo contemporaneamente anche il problema di un’eventuale ritenzione idrica.

 

Idrolizzate e boccaloni

Idrolizzato significa “rotto”, cioè scisso in parti più piccole. È ciò che il corpo fa da sé una volta ingerite le proteine, di qualunque origine queste siano. Se non vengono idrolizzate, le proteine finiscono nel colon causando fastidi intestinali. L’idrolisi fatta in laboratorio ha perciò il fine di simulare la digestione. È una pre-digestione, che ha lo scopo di facilitare l’assimilazione della proteina una volta ingerita. Questa idrolisi scinde la proteina in peptidi, non in aminoacidi. E ciò è positivo, perché il corpo predilige gli aminoacidi in forma “legata” (quindi come proteine o peptidi) piuttosto che libera. 


Il punto è che in commercio non si trovano proteine TOTALMENTE idrolizzate, ma al massimo per una piccola percentuale. Questo anche perché l’idrolisi lascia un prodotto dal sapore così amaro da essere praticamente invendibile. E allora, giù di aromi (zucchero) per mascherare questo sapore. Voi però le pagherete, perché l’idrolisi è un processo costoso. 

 

Caseina e boccaloni

Fino a non moltissimo tempo fa (primi anni 90) era praticamente impossibile acquistare un integratore proteico che non contenesse caseine. Esistevano infatti SOLO proteine del latte (totali). Quindi ti beccavi siero e caseina nello stesso prodotto, senza fare troppe storie. Quando si iniziò a separare il siero dalla caseina, si ottenne il prodotto proteico superlativo che oggi abbiamo ampiamente a disposizione (siero). E la caseina finì nel dimenticatoio, disprezzata da tutti. Nessun atleta ne voleva più sentir parlare. Ma era un peccato, e inoltre il mercato rischiava di stagnare. Allora cosa si è fatto? Si è riesumata la caseina dalla spazzatura, la si è imbellettata affiancandola a termini altisonanti come “micellare”, “nitro blend”, “amino night”… e la si è ributtata in mare per vedere quanti pesci vi sarebbero abboccati. E indovinate un po’… Una moria! 

 

Purtroppo si è instaurato un meccanismo subdolo per il quale se non compri l’integratore più in voga sei uno sfigato, ma se invece lo compri sei un fesso.

 

 

 

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Commenti: 6
  • #1

    moreno (martedì, 11 giugno 2013 01:08)

    Davvero un post interessante, semplice ed allo stesso tempo utile !

  • #2

    Luca (martedì, 21 ottobre 2014 18:25)

    Mi scusi ancora l ulteriore domanda dottore
    Quindi lei consiglierebbe per lo spuntino o prima di andare a letto le caseine o sono sempre e comunque meglio e preferibili le idrolizzate e isolate?
    La ringrazio per La disponibilità

  • #3

    Giuseppe Musolino (martedì, 21 ottobre 2014 23:24)

    Dipende anche dalle possibilità economiche: per chi non può prenderli entrambi, sempre meglio il siero (isolato o idrolizzato che sia). In questo caso, nei momenti in cui si volesse un assorbimento più lento si potrebbe assumere il siero con latte piuttosto che con acqua, di modo che la caseina del latte rallenti l’assimilazione.

  • #4

    luca (martedì, 10 maggio 2016 15:59)

    Buonasera Doc...e con l'alto indice insulinico del siero come la mettiamo?
    sicuramente meglio considerare l'indice insulinico dell'alimento.

  • #5

    Giuseppe Musolino (mercoledì, 11 maggio 2016 01:47)

    L’indice insulinico del siero è un vantaggio, non uno svantaggio. E non solo per l’atleta. Basta sapere quando consumare il prodotto. L’atleta lo prenderà post-allenamento, quando l’insulina è un bene che arrivi per almeno due motivi: mandare via il cortisolo e indirizzare i nutrienti in cellula in modo rapido.

    Oppure lo prenderà anche in altri momenti (eventualmente in assenza di carboidrati, se non si desidera una stimolazione più marcata dell'insulina) per sfruttare le proprietà anaboliche dell'ormone (se l’innalzamento dell’insulina non si accompagna a quello della glicemia, non si ha lipogenesi). L’arrivo delle proteine nell’intestino stimolerà inoltre il GLP-1, che andrà a stimolare il pancreas a produrre insulina in modo glucosio-indipendente.

    E per il soggetto con alterata glicemia (ma non iperinsulinemia) o vero diabete, un prodotto ad alto indice insulinico come il siero è di nuovo un vantaggio perché richiamerà l’insulina in assenza di carboidrati e questa abbasserà gli zuccheri nel sangue senza che vi sia prima un ulteriore rialzo glicemico, tipico della stimolazione insulinica glucosio-dipendente.

    L’insulina non è solo un ormone ingrassante, è anche anabolico. Tutto sta nel saperlo manipolare.

  • #6

    Alessandro (mercoledì, 15 agosto 2018 13:05)

    Salve prof.
    complimenti per la chiarezza dell' articolo.
    una domanda:cosa ne pensa lei dei gainer casareccio fatto con una proteina concentrata o isolata (o anche un mix ) più avena istantanea e una fonte di grassi (latte ,semi li lino macinati ,cacao amaro,kefir ad esempio) ?
    grazie per il suo favoloso blog