Dr. Giuseppe Musolino

 

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Doping: apologia di un fenomeno.

 

 

 

Giudice Giuseppe Casalbore: “E che cosa le danno?

Gianluca Pessotto: “Abbiamo il Gatorade, l'R2, l'acqua...

 

                                    (dagli atti del processo per doping alla Juventus FC)    

 

 

 

I love steroid

Sulla scia di documentari come “Super size me”, “King Corn” o di quelli firmati Michael Moore, arriva potente l’opera cinematografica sul mondo degli steroidi di Christopher Bell, “Bigger, Stronger, Faster”, realizzata dagli stessi produttori di alcuni film dello stesso Moore (“Fahrenheit 9/11” e “Bowling for Columbine”).

Il film parte dalla storia di tre fratelli: Chris (il regista), Mike (il più grande, soprannominato dai fratelli “Mad dog” per via del suo carattere rissoso) e Mark (il più piccolo, soprannominato “Smelly”). Mike diventa il capitano della squadra di football dell’università di Cincinnati. Gli allenamenti si rivelano subito duri, molto più di quanto si aspettasse. Gli allenatori gli dicevano: “You gotta get bigger, stronger, faster”. Così capisce che con le sue sole forze non ce la può fare, e inizia ad assumere steroidi. Il padre ricorda che Mike lo chiamò da Cincinnati chiedendogli dei soldi, al che gli domandò a cosa gli servissero, e lui rispose: “Non posso competere qua”. Tempo dopo, però, Mad Dog abbandona il college per impegnarsi in un sogno per lui ancora più grande: il wrestling.

Sport in cui si cimenta anche il fratello più piccolo, Smelly. Questi, inizialmente è contrario agli steroidi, poi invece passa a usarli pure lui e arriva a un passo dal divenire un wrestler professionista. La considerazione della famiglia, però, lo frena. Ha una moglie e un bambino, e capisce che la vita del professionismo lo allontanerebbe da loro. Così, abbandona. Apre una sua palestra e si dedica al powerlifting. Sempre sotto steroidi. “I love steroid”, ammette candidamente nel film.

 

 Fig. 1 I tre fratelli Bell: da sinistra, Mike, Chris (il regista del film) e Mark.

 

 

Eroi “positivi”

Il soprannome di Chris è invece “Little Bell”, ma lui lo detesta perché sin da piccolo non amava essere identificato come “little”, ma avrebbe invece preferito essere “Big Bell”. Da ragazzo si cimenta nel powerlifting. È forte, batte tutti i record dello stato di New York. Viene accusato di prendere steroidi, ma lui a quel tempo non ne fa uso: “Se i miei eroi non prendono steroidi, neanch’io lo faccio”. A un certo punto però si accorge che qualcosa non quadra. Vorrebbe essere più grosso, più definito, più abbronzato, più bello. Vorrebbe essere come Arnold, ma in realtà riconosce di non essere altro che un grasso e pallido bambino di Poughkeepsie. E non si spiega il perché: “Ho fatto tutto quello che dicevano i miei eroi: mi sono allenato, ho preso i miei integratori, ho detto le mie preghiere… Dove ho sbagliato?”.

Così arriva il giorno in cui il castello si sgretola e Chris scopre che i suoi eroi mentivano. Ogni suo idolo nascondeva un segreto. Hulk Hogan venne processato e confessò di aver usato steroidi per 12 anni. Altrettanto accadde ad altri personaggi del mondo del wrestling, dell’atletica, del baseball. Lyle Alzado, il famoso difensore dell’NFL, ammise di aver utilizzato steroidi in dosi massicce per oltre venti anni e di aver mentito fino ad allora tenendolo nascosto; contrasse un cancro al cervello inoperabile e morì pochi mesi dopo la confessione.

 

Fig. 2 Molti medici hanno imputato agli steroidi la causa del tumore cerebrale contratto da Lyle Alzado, che per oltre venti anni ne aveva sempre nascosto l’utilizzo.

 

 

Diversi altri giocatori di football americano dovettero essere ricoverati in terapia intensiva e successivamente essere indirizzati ad interventi di bypass coronarici, di impianti di pacemaker o addirittura al trapianto di cuore (1, 2, 3). Altri morirono direttamente, con infarti o ictus. Anche Arnold rivelò in più occasioni il suo utilizzo di steroidi (4, 5). E un’infinità di body builders venne arrestata perché trovata in possesso di sostanze dopanti.

 

Fig. 3 Gregg Valentino, figura controversa del moderno body building, arrestato perché trovato in possesso di steroidi a scopo di vendita.

 

 

Allora Chris si sente tradito e per un certo tempo passa ad assumere steroidi anche lui. Ma avverte un profondo senso di colpa e lì capisce definitivamente di non essere tagliato per essere un campione, perché come dice il fratello Mark, “se vuoi essere un fuoriclasse, non devi aver paura di sperimentare”.

 

 

On the “roid”

Mad dog voleva essere una superstar del wrestling, ma invece era costretto al ruolo del cosiddetto “jobber”, la figura pagata per essere appositamente picchiata nei match. Ad ogni modo inizialmente non gli pesava più di tanto, in quel momento gli bastava essere nel giro. Entrò in trattative per un contratto con Wrestlemania. Ma quel contratto non lo ottenne mai, e la WWE smise di chiamarlo. Così Mike conobbe un lungo periodo di depressione. Iniziò a sentire il bisogno di evadere dalla realtà e, insieme agli steroidi, passò all’alcol e alla droga: ecstasy, cocaina, antidolorifici. Ne divenne dipendente. Racconta nel documentario: “Ho una moglie eccezionale. Ho una famiglia eccezionale. Ma volevo essere un wrestler famoso. Volevo vivere la vita. Volevo essere on the road, incontrare gente, fare soldi, divertirmi. La paura più grande che ho mai avuto nella mia vita è di essere un uomo medio. Oggi ho 36 anni, e questo è tutto quello che ora vedo per me stesso”. Avrebbe preferito morire piuttosto che essere un uomo comune. E infatti ci provò. A morire. Quando capì che il suo sogno era andato, non resse il senso di fallimento. Prese una bottiglia di NyQuil (il Vicks Medinait americano) e quattro scatole di sonniferi. Andò giù al fiume, parcheggiò la macchina e trangugiò il tutto. Tutto. Risultato: chissà perché, non morì. “Non c’è motivo per cui io dovrei essere vivo adesso, nessun motivo”, ricorda nel film.

Passano dieci anni. Il padre però dice ancora di temere per il peggio, crede seriamente che un giorno lo troveranno senza vita. Mad dog tenta il rientro nel mondo del wrestling per cercare di tenere vivo il sogno. Almeno quello. Solo che da platee di oltre dieci milioni di telespettatori, passa a combattere per pochi dollari in palazzetti di provincia di fronte a 250 persone.

Ma Mike era uno tosto. Uno di quelli che prima o poi ce la fanno a raggiungere i propri obiettivi. Infatti, il 19 dicembre del 2008 fu trovato senza vita in un centro di disintossicazione in California. Il film era già concluso da un pezzo e la profezia del padre si materializza. “Era sempre in lotta - ha raccontato Chris -, spingeva sempre il suo fisico ai limiti. Non si può accusare il wrestling, è più uno stile di vita. Prendi qualche antidolorifico per arrivare al match successivo, ti fai un paio di drink ogni sera e la situazione ti sfugge di mano”.

 

Fig. 4 Mike Bell, soprannominato “Mad dog”, era uno dei cosiddetti “jobber”, ossia il tizio che le prende appositamente dai personaggi più popolari del mondo del wrestling per far apparire questi ultimi dei campioni.

 

 

Non vedo, non sento, non parlo

Quando Chris si recò al palazzo del Congresso per realizzare un’intervista sul doping per il suo film al senatore Henry Waxman, si trovò davanti ad un’inaspettata evidenza. Prima di entrare pensava di stare andando verso un “suicidio”, poiché quell’uomo lo avrebbe certamente seppellito con i fatti. Ma quando iniziò a porgergli qualche domanda e si accorse che non sapeva rispondergli… provò lui imbarazzo per il senatore! Questi non aveva alcuna idea di dove fossero andati i 15 milioni di dollari stanziati dal presidente Bush per l’istruzione contro il doping. Non sapeva nulla di steroidi. Non solo, non conosceva nemmeno il limite d’età per l’assunzione di alcol negli Stati Uniti! Waxman entrò nel pallone e iniziò a rivolgersi al suo assistente per le risposte. Sembrava in un gioco in cui gli fosse stato chiesto di utilizzare un aiuto.

Uscito dal palazzo del Congresso, Chris pensava di non essere riuscito ad ottenere materiale da utilizzare nel filmato. Una lunga lista di domande rimasta inevasa: perché gli steroidi sono illegali?, perché sono pericolosi?, dove è provata la loro pericolosità?, dove è dimostrato che uccidono più persone dell’alcol, del tabacco o di altri farmaci? Avvertiva il tutto come un completo fallimento. Ma quando insieme ai produttori si trovò a riguardare l’intervista… rimasero tutto il tempo a ridere!

Stessa solfa quando si trattò di intervistare altri parlamentari sulla questione steroidi. Il deputato John Sweeney, ad esempio, affermò di aver vietato un farmaco perché aveva scoperto che era un precursore degli steroidi e suo figlio lo assumeva. Davanti alla domanda se una qualsiasi attività di ricerca fosse stata avviata per vedere se questo farmaco fosse realmente dannoso o meno, egli rispose di no. Disse di averlo vietato solo perché era un precursore degli steroidi e loro dovevano dare il buon esempio ai bambini. Per inciso, come afferma lo stesso regista, “Sweeney è lo stesso personaggio che poco tempo prima era stato beccato a correre con la propria auto oltre i limiti in autostrada con una prostituta. Occasione nella quale il suo livello di alcool nel sangue era risultato il doppio del limite legale”. Allora ci si chiede questo che tipo di messaggio trasmetta ai bambini. Ipocrisia di governo.

 

Fig. 5 L’omertà e l’ignoranza che regnano nella questione del doping la dicono lunga sulle possibilità attuali di poter trovare una dimensione pulita allo sport.

 

 

Per non parlare di Schwarzenegger, il governatore: ogni richiesta di intervista per il film è stata respinta. Non solo, Arnold oggi abiura il proprio passato. Nel documentario, alcuni suoi “scagnozzi” vengono mandati nella Gold’s Gym per eliminare ogni sua foto dei tempi delle gare.  Oggi si prodiga in sermoni contro il doping, ma ci si chiede che attendibilità possano avere tali predicozzi effettuati da un personaggio la cui carriera ha avuto una spinta decisiva proprio dai farmaci.

Rinnegator.

 

 

Fuga dalla realtà

Tanti vorrebbero vedere degli studi sugli steroidi, ma questi non verranno mai realizzati perché si tratta di ricerche del tutto immorali. Si è tentata pure la strada del proibizionismo, ma anch’essa si è rivelata inutile, anzi controproducente: quando nei primi anni Novanta diverse società farmaceutiche interruppero la produzione steroidi, fu il via libera al mercato nero, internet compreso, con tutti i placebo, i fake e le sostanze non depurate del caso.

Personalmente (e questo nulla ha a che vedere col film in questione), la pratica dell'agonismo mi ha fatto perdere ogni considerazione positiva per lo sport. Non tifo nemmeno più. Campagne governative all’insegna del più retorico “mens sana in corpore sano” mi fanno semplicemente sorridere. Eliminare il doping dal mondo dello sport è un proposito nobile, ma onestamente poco realizzabile. Sarebbe come fare un enorme passo indietro. Prendete proprio il caso del bodybuilding. Spesso si è parlato di prospettive olimpiche, ma la gente va alle gare per vedere i freak. Andare alle olimpiadi vorrebbe dire presentare atleti probabilmente meno dopati (scordatevi il non dopati), il che comporterebbe vedere campioni non più così grossi, non più così forti, non più così definiti. E dopo essere stati abituati a certi livelli per decenni, sarebbe uno spettacolo obiettivamente poco attraente, oltre che un flop organizzativo. Può sembrare un discorso brutale, ma è così: la gente vuole gli atleti dopati per evadere dalla propria realtà fatta di anniversari, telecomandi e mogli decrepite.

That’s entertainment!

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

1. Klein FC, Confession of a steroid-abusing lineman, Wall Street Journal, A 12, 6 january 1992.

 

2. Courson S, Schreiber LR, False glory, Stanford, CT: Longmeadow Press, 1991.

 

3. Voy R, Drugs sports and politics, Champaign, IL: Human Chinetics, 1991.

 

4. Leigh W, In: Arnold: the unauthorized biography, New York, Congden-Weed, 1990.

 

5. Johnston R, The men and the mith, Sport Ill, 14 october 1974, 106.